Deliberato dall’Unione lo stato di agitazione dei penalisti italiani sui temi della riforma della prescrizione e del sistema penale processuale e sostanziale. Nel documento, indirizzato alle più alte cariche dello stato, la giunta ha sottolineato come la riforma sia stata “promossa mediaticamente da una serie di indagini sulla corruzione, è stata in un primo momento rappresentata come necessario pendant della riforma dei più gravi reati contro la PA, e dunque parte di un complessivo disegno di moralizzazione e di ripristino della legalità, per poi mutarsi, sotto l`urto di esplicite e pressanti richieste provenienti dalla magistratura associata, in una esigenza che riguardava indistintamente tutti i reati” .I penalisti rilevano che l’insistenza delle Procure nel richiedere l’allungamento dei termini di prescrizione è evidentemente determinata dal desiderio di mantenere una assoluta discrezionalità nel trattare i procedimenti nel corso di tale fase, in considerazione del fatto che oltre il 70 % delle prescrizioni matura nel corso delle indagini, e Che la assai probabile dilatazione dei tempi dei procedimenti penali, a seguito dell’allungamento dei termini di prescrizione, si pone in contrasto, non solo con l’art. 6 CEDU, ma anche con l’art. 111 Cost., e costituisce un ulteriore attacco a quel che resta del codice accusatorio perché, ovviamente, quanto più il processo si allontana dal fatto tanto più il principio di oralità e la formazione della prova nel contraddittorio, risulteranno mortificati e vanificati, per dare invece inevitabilmente spazio al recupero delle prove assunte nel corso delle indagini dal PM.
Unione Camere Penali Italiane